La poesia di Fabrizio Lombardo è incline all’obliquo, quel modo di porre domande che non si accontenta di sapere una volta per tutte, quel tipo di insoddisfazione che a volte accompagna il rimpianto di non avere tagliato di netto mai nulla, quel modo di concepire sempre l’intero un po’ storto, e di amarlo così. Perché così è l’obliquità, un tipo di stortezza che diventa valore, forza.
Titolo: Coordinate per la crudeltà
Autore: Fabrizio Lombardo
Editore: Edizioni Kurumuny (collana di poesia Rosada)
123 pp.
€10,00
http://rosadapoesia.it/coordinate-la-crudelta-fabrizio-lombardo/
L’autore:
Nato a Bologna nel 1968, lavora per una catena di librerie.
È redattore di «Versodove – rivista di letteratura» che ha contribuito a fondare nel 1994 e con la quale cura la rassegna Passaggi di versi all’interno di “Passaggi Festival della Saggistica” di Fano. Ha pubblicato Carte del cielo (VersodoveTesti 1999); Confini provvisori (Edizioni Joker 2008) e le plaquette Il cerchio e il silenzio (Squadro Edizioni Grafiche 1995); Di quello che resta (Quaderni di poesia 1998). Sue raccolte sono presenti in diverse altre antologie. Ha pubblicato su numerose riviste e quotidiani, tra cui: «il verri», «Poesia», «Private», «l’Unità», «Versodove», «Tratti», «Atelier», «La clessidra», «Kult», «Corriere della Sera», «Poeti e Poesia», «l’Ulisse». Ha curato le note al volume Antonio Porta, Yellow, (Mondadori 2002). Sue poesie sono tradotte in francese, inglese, slovacco, serbo, croato e spagnolo.
Sono rimasta piacevolmente sorpresa quando Sergio Rotino, curatore di Rosadapoesia – Edizioni Kurumuny -, mi ha contattata per propormi la lettura di Coordinate per la crudeltà di Fabrizio Lombardo, breve silloge e ultimissima pubblicazione della collana. Sono rimasta piacevolmente sorpresa perché mi veniva offerta l’opportunità di leggere qualcosa di assolutamente nuovo in relazione al genere letterario che tanto amo; e la mia felicità è cresciuta ad ogni nuova mail che ho ricevuto, grazie alla grandissima disponibilità, gentilezza e professionalità dimostratemi. Quindi, con un enorme grazie alla collana e alla casa editrice, oggi sono davvero entusiasta nel parlarvi dei componimenti dell’autore citato, muovendo il mio sguardo – prettamente novecentista – verso la poesia dell’oggi.
Coordinate per la crudeltà è la terza raccolta del poeta e si compone di quattro sezioni (False partenze, Coordinate per la crudeltà, Per i giorni di pioggia, A1-A14 – e un’ultima parte chiamata Retail) che hanno come oggetto la realtà quotidiana degli uomini, i contesti – rinnovati – entro i quali agiscono. L’attenzione di Lombardo si sposta dal privato all’universale, con uno stile che travolge sempre di più, pur restando in qualche modo controllato, forse freddo, e pur mantenendo la sua linea narrativo-riflessiva che si nutre di elementi autobiografici. Il mondo umano si è ormai trasformato in un vero e proprio “teatro della crudeltà” in cui ogni cosa è “in pronta consegna”, con una infinita ed inappagabile tensione verso desideri ormai troppo lontani, verso un futuro che potrà soltanto essere irrimediabilmente “storto”.
La poesia di Coordinate per la crudeltà racchiude immagini che rimandano alla concezione di una vita che ci attraversa come un’ombra, che in qualche modo ci domina e si trascina per mezzo di un corpo, quello umano, che è mero “involucro di carte”, “lo scarto di un dolore da dimenticare”. Le parole chiave che, a mio parere, circoscrivono e potenziano il messaggio dell’autore sono senza dubbio: eco, silenzio, stanza, vuoto, dolore, squallore, nebbia. La nebbia come condizione visiva, come evento che ostacola i sensi, che preclude la percezione di quello che sta per venire, e che in questo modo ci sfibra anno dopo anno; e perdiamo il senso della nostra umanità, e ci sentiamo alienati, distanti dalla realtà nella quale siamo nati.
Privi di appigli concreti e di direzioni certe, non ci resta che vivere la nostra vita come se fosse un viaggio oscuro, durante il quale finiamo per dimenticare persino il luogo da cui proveniamo, e “solo la dissonanza ci descrive”. Dissonanza: l’essenza di questa nuova condizione umana, che trova il suo punto di massima espressione nella seconda sezione omonima della raccolta:
Incidi/ lacera e dividi perché d’ora in poi
sarai solo veleno/ acqua per i morti, lastra di ghiaccio
nel mattino. La solitudine degli oggetti dietro le finestre.
Solitudine. In un paesaggio naturale che si spegne sempre di più e che si priva dei suoi tratti distintivi per annegare nel grigio della nebbia e del cemento delle città, e che rispecchia perfettamente le sensazioni intime dell’uomo moderno in una corrispondenza quasi espressionistica, la comunità, che è collettività, si chiude alla comprensione profonda degli eventi, ottusa nella sua consueta ferocia; il singolo è rimasto davvero solo con la propria alienazione e la propria angoscia, e non c’è scampo per nessuno.
l’unica direzione concreta è la galleria di nebbia.
O forse no.
Non tutto è perduto, perché il messaggio di Fabrizio Lombardo, per quanto angoscioso possa sembrare, non è privo di speranza. Quello che conta è continuare a porsi domande, comprendere la “dittatura del contemporaneo” e del mercato e le sue devastanti conseguenze per riuscire a difendersi, ancora e a lungo. Per preservare quella umanità che ci contraddistingue e che stiamo man mano abbandonando, come se dovessimo trasformarci anche noi in cose da esporre nei grandi centri commerciali, da acquistare, calcolare, perdere, valutare.
La scrittura dell’autore si situa a metà fra poesia e prosa, fra scritto e parlato, con un linguaggio tipicamente contemporaneo che tuttavia non rinuncia alla creazione di figure suggestive e che gioca sullo spazio, sugli accapo e, qualche volta, sul suono. La frammentazione dei versi e il respiro fra una parola e l’altra sembrano funzionali alla comunicazione di un messaggio sottile e cupo, rafforzato, a mio avviso, dalla scelta – voluta – di una immagine di copertina emblematica, spiegata in una ripartizione finale del volume, Lo scrigno di Apollo, che contiene il commento di Mino Specolizzi:
L’opera di Emanuela Frassinella, Solchi, ha una tensione drammatica che incanta. È il pathos ad assalirci, prima che si adempia la tragedia.
La tragedia di chi si rende conto del cambiamento catastrofico.
Alla luce di tutti questi aspetti, consiglio la lettura di questa piccola silloge a chiunque voglia approcciarsi alla poesia contemporanea attraverso una visione perfettamente comprensibile – e condivisibile – ed in linea con il pensiero dei più. Una lettura rapida ma decisamente significativa.
Complimenti per la tua bellissima recensione!
ti mando un caro saluto e un augurio di un felice fine settimana
Adriana
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Ti ringrazio molto, sempre gentilissima! Un abbraccio e un buon fine settimana anche a te, cara Adriana
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Carissima, mercoledì ritorno a vivere per qualche giorno nella magica Palermo! Mio figlio Gianluca si è innamorato di questo incanto
Desidero farti i miei più sinceri auguri di Buon Natale!
Adriana
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Che meraviglia, divertitevi e passate delle splendide giornate! Tantissimi auguri di cuore di buon Natale anche a te, grazie mille per il pensiero ❤️
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