Adesso avrei bisogno di qualcosa che mi riporti in vita. Una pozione magica, un viaggio su Marte, un figlio. Avrei bisogno di un’altra storia, nuova di zecca, tutta da inventare, da immaginare, da sognare. Una di quelle vite che non avresti mai pensato. Che ti arriva per caso e sbaraglia tutto. Ne ho bisogno ora, subito, immediatamente. Anche perché tra poco, intendo: tra pochi giorni… be’, se vivete su questo pianeta lo sapete, avete visto lo strano colore del cielo, le luci che sfarfallano, la gente che cammina ormai senza meta come in girotondo. Sì, insomma, lo sapete: tra pochi giorni finirà il mondo.

Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina, in arte La rappresentante di lista, nel 2021 hanno pubblicato il loro primo romanzo a quattro mani intitolato Maimamma, su ispirazione del loro ultimo album, Mymamma. Il romanzo racconta le vicende di Lavinia che, da poco compiuti i trent’anni, comincia a porsi domande sulla sua vita, vissuta fino a quel momento quasi inconsapevolmente, sul suo presente quasi privo di stimoli, sul suo passato fumoso e sul futuro incerto. Avere trent’anni e affrontare l’esistenza in un mondo che sta per finire è una situazione nella quale le ultime generazioni possono facilmente immedesimarsi.
I trent’anni sono l’apice della consapevolezza dei mali del mondo. Del mio mondo. Si diventa un po’ più lucidi, forse più cinici. Di sicuro più disincantati. Ora metto tutto in fila e mi sembra di riuscire a toccare con mano la fine delle mie illusioni.
È quel momento in cui il quesito su quale sia il proprio posto nel mondo si fa più pressante, in cui ci si rende conto di «resistere da una vita e capirlo solo adesso». Lavinia decide di raccontare la sua vita perché è il solo gesto che le consente di fermare il tempo: rallentare la caduta per salvarsi, utilizzando le sue parole. Il racconto della nostra protagonista si snoda attraverso numerosi capitoli che si muovono tra i ricordi del suo passato e della sua famiglia, fra le considerazioni sul proprio stare al mondo, sulla propria felicità e sul tempo che scorre inesorabile. La sua narrazione discende da un periodo storico che è anche il nostro, e che quindi affronta i temi caldi relativi al cambiamento climatico, alla percezione del proprio corpo, al rapporto con le persone, al capitalismo e al femminismo, argomenti, tra l’altro, da sempre cari al gruppo.
Ci adattiamo all’eternità, ignoriamo la morte, la promessa della società è sempre stata questa: avrai una vita per farti una famiglia, ore di lavoro annuali e il diritto di riposare in vecchiaia. Vivere, sperare e morire. Non lo fare. […]
Ognuno vive il proprio scopo e la concentrazione è rivolta esclusivamente a portare a compimento progetti e piani individuali. Non si è coscienti degli altri, delle necessità altrui e vaghiamo assenti, sbadati eppure convinti di aver chiaro il da farsi.
Tra gente pavida e impavida di fronte all’apocalisse che incombe, Lavinia continua ad esistere circondata dalle amicizie e dagli amori di sempre – le Nane da Giardino -, fino al fatale incontro con Lu. Il trasporto con il quale i due vivono la propria relazione, progredita troppo in fretta, accesa e poi spenta come una piccola stella, lasciando brillare la propria luce nel grembo di Lavinia, mi ha subito riportata alla mente Religiosamente, uno dei primi brani dell’album uscito il 5 marzo 2021, del quale voglio riportare parte del testo:
Vorrei tuffarmi in mare
Contro il vento
Respirare tra le onde il sale religiosamente
Voglio che mi torni in testa
L’odore
Quella festa
Quelle tue parole accese a cui credevo intensamente
Tutto mi sembra normale
Contro il tempo
Stanotte io vorrei provare quella gioia
E se tu fossi qui
Potrei lasciarmi andare, andare, andare, andare, andare, andare
Piangerei, urlerei
Per non lasciarti andare, andare, andare, andare, andare, andare
Cullami e basta, oh mare
Sputo al vento
E mi ritorna in mente il giorno che eravamo
Sconosciuti io e te
Non c’era giorno senza di te
Le onde sulla sabbia
Il sole in testa
Il tuo ricordo dentro di me
Si allontana
In queste parole c’è ogni cosa: la casa al mare, l’incontro, il travolgimento dei sensi, il piacere, la vicinanza estrema e bellissima e la lontananza che incalza. Stare bene, credere nella vita e viverla davvero. L’apertura di Lavinia al mondo diventa apertura alla vita in tutti i sensi, la bambina che mette radici dentro di lei si fa segno della forza della vita di fronte alla morte, è la nuova storia da sognare, da immaginare, ancora tutta da scrivere, nonostante tutto, nonostante ogni storia stia per concludersi. È la speranza piccola, la prova del prendersi cura, il fatto inatteso che sposta le assi di una storia che sembrava destinata ad andare in un’unica direzione. E prende il sopravvento, anche di fronte alla gente che scappa e che impazzisce, di fronte ad un luogo di lavoro scombussolato, alle relazioni che cambiano e all’ansia soffocante: «Lo voglio come non ho mai voluto nient’altro», afferma Lavinia, nonostante abbia sempre pensato che non sarebbe mai diventata mamma. «La paura è la vita» e può essere amata (Amare):
Ogni volta che nella mia vita
Non pensavo di essere abbastanza
Come un vuoto dentro la mia testa
Un incendio dentro la mia stanza
Come un sole che non sorgerà
Dal riflesso dei miei occhi stanchi
Io corro e poi corro
E piango e poi piango
Amare senza avere tanto
Urlare dopo avere pianto
Parlare senza dire niente
Come il sole, mi consolerà
Amare senza avere tanto
Urlare dopo avere pianto
È come l’aria che non finirà
Ogni volta che stai bene
Se non ci metti un po’ di fantasia, se non ci metti in mezzo un po’ di poesia, un po’ d’arte, di ritualità, desideri e preghiere di qualche tipo, non ne vale proprio la pena. Siamo nati per essere un racconto. Allora io sono nata per essere madre, era nel mio destino, proprio io. Volevo essere poesia per qualcuno che riuscisse a leggermi, eccomi qui, mia figlia saprà leggermi, capirmi, la mia poesia è per lei.
Ci si può definire mamma se tua figlia nasce il giorno della fine del mondo? Si possono davvero incontrare la vita e la morte in questo stato sospeso, nel momento in cui tutto quello che conosciamo finisce insieme a noi? Possiamo gioire durante l’apocalisse? «Dentro l’utero ho un figlio e la sua lapide», ma Ciao ciao sembra suggerirci che sì, è possibile:
La fine del mondo è una giostra perfetta
Mi scoppia nel cuore la voglia di festa
La fine del mondo, che dolce disdetta
Mi vien da star male, mi scoppia la testa
Maimamma è il libro di una generazione, e ai miei occhi di lettrice e di appassionata è riuscito a dare una nuova forma alla storia che La rappresentante di lista ha costruito in tutti i suoi anni di attività. La voce e il corpo fisico di Lavinia sono sempre stati lì, tra le righe dei testi di ogni canzone, accanto alle note e ai suoni più ricercati, e per questo è stato interessante ed emozionante, per me, annotare – accanto alle citazioni letterarie – tutti i riferimenti e le suggestioni e le immagini correlate ai brani – recenti e meno recenti – che ho voluto scorgere all’interno del testo, che a questo punto, restituisco in parte a voi, accanto ai riferimenti puntuali ai testi sottolineati fino a questo punto, e che sembra tracciare quasi un percorso a ritroso:

• «Io e Alice distese sulla schiena, così appagate ed esauste che ci sembrava di aver esaudito tutti i nostri desideri – che altro potevamo volere?»: Giovane femmina
• «Le mie gambe sono piene di peli morbidi, mi accarezzerei e mi farei a pezzi»: Resistere
• «Tutto quello che ho imparato a chi lo do? A chi l’ho dato?»: Mai mamma
• «Non faccio niente da sola. Prendete tutto, non una parte. Vorrei che il mio corpo fosse nostro, condiviso. Tutti di tutti, tutti per tutti»: Questo corpo
• «Ho un’alta marea nel corpo»: Bora Bora
• «Non mi ero mai soffermata su nessuno di loro, mi sono sempre limitata solo al totale. Accanto ai quadri ci sono delle fotografie»: (Per la) via di casa
• «Non mi toccare. Eppure basta così poco. Toccami. La cura di sé può diventare maniacale, non mi toccare. Ma altrimenti a cosa serve questa distesa di pelle? Toccami […]»: Siamo ospiti
• «La musica sta cambiando e adesso tutta l’immensa struttura risuona del suono di un pianoforte»: La rappresentante di lista

L’esordio letterario della Rappresentante di lista mi ha travolta e mi ha conquistata: ha quel giusto pizzico di follia che può portare a sostenere conversazioni con una blatta sul senso dell’esistenza, la forza di far scontrare la potenza della vita con l’ineluttabilità della morte, la bellezza della Terra con il suo sfruttamento senza limiti, l’amore e gli addii, le case gialle con le bambine rosse, gli adulti con gli alieni. Quello che manca a questo romanzo è l’afflizione, la disperazione che può precedere la fine del mondo annunciata e risaputa: in questo sentimento di gioiosa rassegnazione e al contempo di silenziosa speranza, forse, risiede la sua capacità di coinvolgere pienamente chi decide di affrontarne la lettura.
Consiglio la lettura di Maimamma, e l’ascolto dei bellissimi brani de La rappresentante di lista, per ovvie ragioni, a tutte e tutti.
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