Giovanna Cristina Vivinetto: “Ma il nostro destino è in quelle case e resteremo lì anche se ce ne siamo andati”

Vi avevo parlato di Giovanna Cristina Vivinetto in un articolo della rubrica #riverberodipoesia, più di un anno fa, in occasione della presentazione di Dolore minimo, suo eccezionale esordio letterario. E ve ne parlavo così:

Quella di Vivinetto è una poesia che ascolta, che invita all’ascolto e che, in qualche modo, sa ascoltare le sensazioni intime del lettore, è una poesia fatta di dialogo, di attesa, di rapporti umani, di ruoli, e il suo è uno sguardo che solca la psiche con sempre più forza alla ricerca del Nome. Il disagio e la sofferenza segnano un percorso che procede a passo sempre più sicuro, dipingono una realtà di tormento che vuole esorcizzare il suo stesso male.

Vi parlavo di un “versificare dolce, delicato, preciso, attento e aperto, ampio”, e della descrizione di un dolore che “accompagna la rinascita”, dell’importanza della nominazione quale riconoscimento di un’esistenza. Vivinetto torna ora a sorprenderci – dopo aver vinto, tra l’altro, il prestigioso Premio Viareggio Opera Prima 2019 – con la sua seconda raccolta, Dove non siamo stati, pubblicata per BUR Rizzoli a febbraio 2020, con una prefazione di Roberta Dapunt e una nota critica finale di Alberto Bertoni.

IMG_20200312_103010-01
@riverberodiparole

Sulla scia del percorso iniziato nella prima raccolta, Dove non siamo stati si apre con l’idea di una lacerazione – la prima sezione si intitola La misura dello strappo. Vivinetto procede con la sua penna pungente, la sua mano leggera imprime i segni di un dolore grande, condiviso, che pure è un dolore piccolo. In una prima parte autobiografica, racconta il tremendo morbo di Alzheimer, le sue conseguenze degenerative, alcuni episodi di una vita che smarrisce i suoi colori dopo un’acuta regressione – le mani ferme nell’acquaio, la gatta immaginata dietro la tenda e la bambina al lato del letto: immagini in bilico fra ciò che esiste/resiste e ciò che scompare (“sui fondali si addensa ciò che non si vede”).

Un breve romanzo in versi pregno di umanità, quello di Giovanna Cristina Vivinetto, e quindi pregno di dolore, un dolore familiare, intimo, atroce e partecipato, la sofferenza dovuta a una debolezza non voluta, ma determinante e caratterizzante: quella umana, appunto. Scrive Dapunt:

C’è molto passato in questi versi. […] Volgere in poesia la storia di chi in vita non ce la fa e ancora di più, tracciare sulla carta quei suoni che stanno fuori dal modulo metrico della società, richiede un passaggio che invita a essere percorso e attraversato.

È una poesia che, forse ancor più di quella di Dolore minimo, riesce ad ascoltare l’interiorità del lettore, penetra in profondità il pensiero e trascina in una lettura amara quanto catartica e necessaria. Le quattro parti della raccolta scorrono come un unico lungo canto – non sono solita leggere ad alta voce, ma ammetto che questa volta mi sono sentita quasi in dovere di calarmi mente e corpo in ogni verso, prestando la mia voce in nome di un’esperienza totalizzante. Si percepisce ancora meglio l’influenza di due grandi poetesse a cui si ispira la Vivinetto: Antonella Anedda (sento in particolar modo la vicinanza alla raccolta Historiae, che tanto ho apprezzato) e Wisława Szymborska.

5da5d3c72100001a0e3462a8

Come racconta in una video intervista per il Corriere della Sera, l’autrice si propone di “interrogare un’assenza per renderla vivibile, per renderla concreta”: le storie di chi non c’è più fungono da aggancio fra noi e quel passato così vicino, ci aiutano a capire il mondo, ad entrare davvero a fondo nella nostra personale realtà, così unica e così legata a quelle degli altri. L’idea di una terapia auto-imposta del racconto (in versi), così evidente e intensa nella prima raccolta, ritorna in Dove non siamo stati con la concezione del dolore come “strumento” da non allontanare, bensì da utilizzare per sciogliere le contraddizioni che ci perseguitano. La poesia di Vivinetto accoglie, ancora, il dolore e lo trasforma in potente mezzo di conoscenza di un’umanità ricca di sfumature: e lo fa con il linguaggio delle “piccole cose”, dei luoghi della memoria, con parole che procedono in punta di piedi, chiare, semplici, concrete, con il suono dolce del dialetto siciliano che scivola via dalla lingua e dalla memoria. “Dove non siamo stati, in realtà, c’eravamo già, attraverso i corpi e le storie degli altri”: e sembra di trovarsi dentro quelle case, o fuori, su quelle strade accennate, dentro le comunità di bambini e anziani, così immersi nelle storie degli altri che quasi le sentiamo nostre. Scrive infatti Bertoni:

L’eccezionalità del lavoro poetico di Giovanna Cristina Vivinetto risiede non tanto nella forza testimoniale di una verità autobiografica, […] quanto nella capacità di trasferire tale proprietà dal corpo “in carne e ossa”, che si racconta in prima persona, al corpo linguistico del testo.

Chi ancora pensa che la poesia sia fatta di parole e concetti estremamente complessi, di una sintassi incomprensibile e che sia, perciò, leggibile solamente dagli “addetti ai lavori” (badate bene che non c’è nulla al di fuori della portata di un lettore curioso e interessato), si sbaglia: i versi di Vivinetto si susseguono nella loro semplicità confortante, veicolando un messaggio profondo raggiungibile senza alcuna “fatica”. Come ha ben detto lei stessa, nell’intervista citata prima, il poeta, in quanto interprete della realtà, ha la missione di comunicare il suo messaggio a tutti. La poesia può e deve essere un ponte fra le parole e le cose, fra un ricordo che va via e la verità profonda di un luogo: non sempre, non soltanto un luogo fisico, ma un luogo inteso come dimensione altra, cornice di altre storie attraverso le quali possiamo riconoscerci e ritrovarci. E il dolore è una linea sottile che ci lega agli spazi della mente.

Dove non siamo stati si increspa indifesa / la possibilità di accadere ancora, / nell’aria qualcosa piano scintilla. / Per allora sapranno i nostri corpi la misura / di ogni cosa e la fragilità che ne segue, / l’esatta origine di tutto il dolore. / Intanto riposano in un sonno perfetto / grati finora di non esserci mai stati.

IMG_20200312_103641-01
@riverberodiparole

Per acquistare Dove non siamo stati: https://amzn.to/39LpcCZ
Per acquistare Dolore minimo: https://amzn.to/2W6ZPYj
N.B. Sono affiliata ad Amazon, dunque se acquistate da questi link riceverò una minuscola percentuale sulla commissione che mi potrà aiutare a mantenere l’attività del blog.

Un pensiero riguardo “Giovanna Cristina Vivinetto: “Ma il nostro destino è in quelle case e resteremo lì anche se ce ne siamo andati”

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo:
search previous next tag category expand menu location phone mail time cart zoom edit close