AL POETA IMPECCABILE
al mago forbito delle lettere francesi
al molto amato e molto venerato
MIO MAESTRO E AMICO
THÉOPHILE GAUTIER
con i sentimenti
dell’umiltà più profonda
dedico
questi fiori malsani
C. B.
Si apre con questa dedica la raccolta Les fleurs du mal (I fiori del male) di Baudelaire, uno dei poeti fondamentali del XIX secolo, anticipatore di sensi e gusti nuovi che saranno la base del decadentismo. Egli portò alle estreme conseguenze il conflitto fra creazione artistica e società, coltivando una poesia quasi scabrosa in contrasto con la moralità borghese. Alcuni scritti emblematici della nuova condizione dell’artista, ormai diventato uno dei tanti del popolo, sono Spleen, Corrispondenze e il testo che segue, che si rifanno sempre a quel repertorio di toni cupi, sinistri e freddi. La condizione di repulsione nei confronti del poeta nella vita sociale diventa un segno distintivo di grandezza: il poeta è come l’albatro del componimento che vi riporto oggi, tratto dall’edizione Einaudi con traduzione di Giovanni Raboni.

L’albatros
Souvent, pour s’amuser, les hommes d’équipage
Prennent des albatros, vastes oiseaux des mers,
Qui suivent, indolents compagnons de voyage,
Le navire glissant sur les gouffres amers.
À peine les ont-ils déposés sur les planches,
Que ces rois de l’azur, maladroits et honteux,
Laissent piteusement leurs grandes ailes blanches
Comme des avirons traîner à côté d’eux.
Ce voyageur ailé, comme il est gauche et veule!
Lui, naguère si beau, qu’il est comique et laid!
L’un agace son bec avec un brûle-gueule,
L’autre mime, en boitant, l’infirme qui volait!
Le Poète est semblable au prince des nuées
Qui hante la tempête et se rit de l’archer;
Exilé sur le sol au milieu des huées,
Ses ailes de géant l’empêchent de marcher.
…
L’albatro
Spesso, per divertirsi, i marinai
catturano degli albatri, grandi uccelli dei mari,
indolenti compagni di viaggio delle navi
in lieve corsa sugli abissi amari.
L’hanno appena posato sulla tolda
e già il re dell’azzurro, maldestro e vergognoso,
pietosamente accanto a sé strascina
come fossero rami le grandi ali bianche.
Com’è fiacco e sinistro il viaggiatore alato!
E comico e brutto, lui prima così bello!
Chi gli mette una pipa sotto il becco,
chi imita, zoppicando, lo storpio che volava!
Il Poeta è come lui, principe delle nubi
che sta con l’uragano e ride degli arcieri;
esule in terra fra gli scherni, impediscono
che cammini le sue ali di gigante.
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