Come leggere di più, organizzarsi e portare a termine libri ed impegni nei momenti di difficoltà?
Quando una di voi mi ha scritto in privato chiedendomi consigli a riguardo, mi sono subito interessata alla questione perché mi tocca personalmente. In realtà mi sento la persona meno adatta a rispondere, perché anche adesso fatico molto per gestire il mio tempo, le relazioni sociali, gli impegni, le letture… Però penso che condividere la mia esperienza e raccontare quello che provo a fare ogni giorno per sbloccarmi un pizzico di più possa aiutare qualcunə, quindi ci provo.

Come forse sapete – ne ho parlato qualche volta su Instagram –, quest’anno ho avuto il blocco del lettore più lungo della mia vita. Definirlo “blocco del lettore” poi è riduttivo, perché da aprile in poi, per il mio ultimo lutto e per la sopraffazione generale di questi due anni dannati, ho smesso di provare entusiasmo per qualsiasi cosa. Da luglio mi sono definitivamente “staccata” da doveri e piaceri: non ho letto, non ho scritto la tesi, non ho suonato, non ho fatto attività fisica. L’unica cosa che ho coltivato: i rapporti personali, le amicizie, l’amore, la famiglia. Il grande discrimine tra il mio 2020 e il 2021 è rappresentato dalla necessità di cercare continuamente le altre persone come unica ancora all’esistenza. Con la pandemia ho capito, con mia grande sorpresa, di essere una di quelle persone che si ricaricano stando in mezzo allə altrə piuttosto che da sola, e fino a qualche mese prima avrei scommesso che fosse il contrario.
La mia esperienza è simile a quella di moltissimə altrə coetaneə con cui mi sono confrontata, e questo mi spaventa e mi dispiace. Continuo a sentirmi in una sorta di limbo della volontà, oggi oscillo tra la mancanza di voglia e la mancanza di tempo – un tempo che potrei provare a gestire diversamente ma che viene troppe volte frantumato dalla mancanza di voglia –, e tutto quello che faccio ne risente. Allora ho deciso di fare una cosa che in questi ultimi due anni non avevo mai voluto fare: provare a forzarmi un po’, o meglio, a forzare i miei ritmi e motivarmi per ogni piccola azione svolta, per raggiungere degli obiettivi giornalieri minimi e ricostruire una minuscola routine. Questa è la parola che mi accompagna da mesi: ricostruire. Procedere per tentativi e vedere come va.
Sono sempre stata dell’idea che non bisogna leggere per forza, che anzi costringersi a leggere è quanto di più dannoso esista per chiunque voglia approcciarsi a un libro per la prima, terza, centesima volta: quando però i ritmi si spezzano dobbiamo almeno fare un tentativo per cercare di costruirne di nuovi, in base al modo in cui ci sentiamo in quel dato momento della nostra esistenza. Vi racconto perciò il mio percorso finora, in una sorta di anomala pagina di diario, molto frettolosa perché dettata dall’urgenza ma anche dall’attuale incapacità di mettere ordine a tutti i miei pensieri, che reclama il suo posto anche all’interno di questo spazio consacrato ai libri.
Ecco quello che faccio da settembre: divido le mie giornate in minuscoli obiettivi raggiungibili. Non parlo di cose come “Leggere tutto il libro X”, o “Studiare dalle 8 alle 19”, come facevo prima, ma di “Allenamento 10 minuti”, “Leggere 3 pagine del libro X”, “Scrivere 2 pagine di tesi”. E nemmeno tutti i giorni. Mi concedo e mi impegno del tempo per arrivare a fine giornata soddisfatta di quello che ho fatto e motivata per iniziarne un’altra. Insomma, mi pungolo ma mi do tregua – nelle slide del post ci sono tutti i consigli che ho raccolto. Gli impegni universitari hanno rappresentato il mio unico pungolo da aprile a luglio, fra un tirocinio in ufficio stampa e la mia ultima sessione d’esami. In qualche modo riuscivo ancora a portare avanti gli impegni a breve termine, ma dato l’ultimo esame universitario della mia vita, di letteratura contemporanea, le mie giornate si sono improvvisamente svuotate, trascinandosi via la mia creatività e le mie passioni, e di conseguenza la mia serenità. Anche agosto è stato un mese insopportabilmente vuoto, seppur carico di pensieri neri, ma a settembre è andata molto bene: per tutto il mese ho seguito un corso intensivo che mi occupava otto ore al giorno, dal lunedì al sabato, dunque per forza di cose ero costretta a gestire al meglio il mio tempo per poter portare avanti anche altre cose. Settembre è stato il mese del successo di questa piccola tattica di auto-sabotaggio al contrario che avevo iniziato a sperimentare: sono riuscita a fare moltissime cose, ho ricominciato a leggere, seppur con estrema lentezza, ho lavorato tantissimo sui miei progetti personali. Mi sono sentita rigenerata: vistare gli obiettivi giornalieri sull’agenda e vederli tutti perfettamente svolti mi riempiva di motivazione e mi spronava a fare altrettanto giorno dopo giorno.
Ottobre è iniziato in maniera più lenta, perché ero tornata davvero padrona del mio tempo, e questo, alla luce di tutto quello che ho compreso con la pandemia e con le sue varie conseguenze sul piano sociale, familiare, accademico soprattutto, mi mette profondamente in crisi. Così ho perso moltissimo tempo, la lettura si è fatta ancora più lenta, ma ho continuato a perseverare con la mia strategia di motivazione giornaliera e sono riuscita a consegnare il primo capitolo della tesi. Quell’unico, grande, sudatissimo obiettivo è riuscito in ogni caso a tirarmi su il morale.
Novembre è un enorme punto interrogativo, anche perché non è ancora finito: è iniziato piuttosto male ma è anche in fase di ripresa, soprattutto nell’ultima settimana. Ormai posso dire di aver collaudato l’efficacia di queste lievi forzature sulle mie giornate e sul mio umore, ne raccolgo i frutti ogni giorno, passo dopo passo.
Con questa breve pagina, che con ogni probabilità aggiornerò periodicamente, voglio tenere traccia di un percorso ancora in pieno svolgimento che sono convinta rispecchi quello di molte altre persone, soprattutto studentesse e studenti, che specie in questi due anni stanno vivendo diverse fasi di assestamento e diversi momenti di instabilità. Voglio dirvi che ogni cambiamento è fisiologico, che non è necessario e non è giusto incolparsi. Voglio dirvi che non siete solə, e spero che questa pagina vi abbia fatto sentire compresə.
Datevi stimoli ma datevi tregua.
Un pensiero riguardo “Gli anni difficili”