Scrivere romanzi significa prendersi cura degli altri. Se io ci tengo veramente a te, se voglio avere una relazione con te, ti racconto storie.
— Jonathan Safran Foer
La campagna nazionale Il Maggio dei Libri è nata nel 2011 «con l’obiettivo di sottolineare il valore sociale dei libri quale elemento chiave della crescita personale, culturale e civile» e mira alla promozione della lettura in vari contesti e attraverso le modalità più varie, coinvolgendo biblioteche, editori, associazioni culturali, scuole, librerie e tutti e tutte coloro che hanno semplicemente la voglia e il piacere di partecipare.
In occasione di questa campagna, che ogni anno ha inizio il 23 aprile – per la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore – e si protrae per tutto il mese di maggio, mi unisco volentieri al coro dei promotori e delle promotrici della lettura, e vorrei condividere con voi una mia riflessione a partire da un pensiero che ho scritto proprio per il 23 aprile di quest’anno:
«Potrei stare qui a elencare tutti i canonici motivi per cui è importantissimo leggere, familiarizzare con la copertina e le pagine di un buon libro, immergersi completamente in un universo altro rispetto a ciò che conosciamo; mi soffermerò però soltanto su un aspetto che ritengo fondamentale: l’atto della lettura stimola la nostra empatia, può renderci persone migliori, per noi stessə e per chi ci sta attorno. E con l’empatia si può comprendere il mondo per davvero, si possono creare ponti fra le vite, connessioni profonde tra le esistenze. Credo sia giusto tornare a mettere ogni tanto l’accento sull’aspetto sociale, comunitario della lettura. Chi legge attua una forma di apertura verso l’esterno (da sé): il libro si apre, per l’appunto, di fronte ai nostri occhi, e allora bisogna accogliere le parole e allo stesso tempo esserne accoltə, in una forma di scambio reciproco. È così che scopriamo altri pezzi di mondo e contemporaneamente diamo spessore al nostro. È così che i tasselli di tutto si incastrano, che le esperienze si incontrano. Così si può crescere: concependo i libri come immagini delle nostre anime e di quelle di tuttə. I libri ci aiutano a plasmare i disegni grossolani della nostra personalità, delineandone i contorni per includere tutto il resto, non per confinarci in noi stessə.
I libri sono porte sull’universo esterno e su quello che si cela dentro di noi.
E questo non sarà mai banale, mai scontato».
Oggi proseguo sulle tracce di questa piccola considerazione per ribattere sul valore della lettura e dei libri in tal senso. Non per nulla ho deciso di aprire questo articolo con una citazione di Jonathan Safran Foer, autore del celebre Molto forte, incredibilmente vicino, che sottolinea il legame esistente tra il raccontare storie e il concetto di cura. Una delle cose che ho capito e che ho cercato di non dimenticare mai nei miei anni da lettrice è la consapevolezza che leggere mi consentisse di diventare parte di qualcosa di grande: di un mondo differente, di una percezione differente, di un progetto che non avrei mai potuto, probabilmente, sentire mio. Questo ingresso rigorosamente a tentoni all’interno di qualcos’altro che non conoscevo ancora mi ha permesso di riflettere, col tempo, su un altro aspetto a me molto caro – da quando, attraverso il tempo e lo studio, l’ho appreso: la relatività. E no, non mi riferisco alla celebre teoria einsteiniana del 1916, quanto a ciò che nel vocabolario Treccani viene definito così:
relatività s. f. [der. di relativo]. – 1. La condizione, la natura e il carattere di ciò che è relativo: r. di un giudizio, di una valutazione, o di un valore, di un’esperienza; r. della conoscenza del reale, in filosofia; r. del tono, in musica.
Nella vita dobbiamo cercare di non commettere l’errore di pensare per assolutismi. È molto difficile entrare nell’ordine di idee secondo il quale tutto può assumere un’accezione diversa a seconda della prospettiva attraverso cui lo si guarda. È senza dubbio difficilissimo considerarsi come una parte infinitesimale di un sistema di cui non possiamo neppure immaginare la grandezza. Probabilmente sembra che mi stia allontanando dal concetto di partenza, ma vi assicuro che non è così: cosa sono i libri se non, anche, punti di vista diversi nei quali abbiamo l’opportunità di calarci, seppur per poco tempo? Quale modo migliore abbiamo, nella pratica, per provare a uscire una volta per tutte da noi stessə e dal nostro microcosmo per metterci nei panni dell’altro ed entrare in relazione con pensieri non nostri, con vite non nostre, con decisioni, sentimenti, sguardi che non ci appartengono ma che potrebbero estendere i confini della nostra mente?
Questo è un processo importantissimo, che riguarda i libri di ogni genere, per ogni età: soprattutto è un’esperienza formativa dall’inestimabile valore umano, che ci consente davvero di diventare, piano piano, persone migliori. Ecco, questa è una straordinaria forma di cura verso l’altro. E tutto questo può sembrare scontato, o non particolarmente degno di nota, ma è questa gran parte della potenza che ritrovo, ogni giorno, nelle confortevoli pagine di un libro, dentro la storia di un personaggio distrutto o molto felice, dentro i versi di una poesia che mi avvolge come musica.
Alla luce di questa breve riflessione, vi consiglio tre libri che, secondo i miei gusti personali, possono favorire l’ingresso – metaforico – nelle scarpe immaginarie di un personaggio o in quelle reali di un autore o di un’autrice.
Mi sento in un destino. Diari e altri scritti di Antonia Pozzi, pubblicato da Ancora Editrice. Sono molto legata a questa poeta perlopiù dimenticata e sottovalutata, che non è mai riuscita a trovare il suo posto nel mondo ma percepiva di poterne avere uno nella poesia, e per questa consapevolezza profonda si è tolta la vita a soli 26 anni. Nei Diari leggiamo quello che ci resta delle memorie di Antonia dal 1925 al 1938, anno della morte: sono pagine in cui troviamo pensieri di una bambina dalla precoce capacità espressiva, gioiosa e piena di vita, e ne vediamo il crescente dubbio – indotto soprattutto dalle persone care ed amiche – sulla sua maniera di essere e di scrivere.
Fratelli migranti. Contro la barbarie di Patrick Chamoiseau, pubblicato da add editore. Chamoiseau ha indagato con l’amico Édouard Glissant il concetto di “mondialità”, esprimendo le sue idee sullo scottante argomento dei flussi migratori in questo saggio che si pone come una forma ibrida fra manifesto, poesia, saggio. Analizza attentamente determinati aspetti legati alla politica, alla società tutta, all’economia e ai suoi meccanismi per descrivere una nuova forma di barbarie che sta prendendo forma nel mondo, per la quale è sempre più necessario richiamare il nostro senso di umanità all’azione.
Bastava chiedere! 10 storie di femminismo quotidiano di Emma, pubblicato da Editori Laterza. La nota fumettista francese in questo bellissimo volume ha raccolto numerose tavole che mostrano e raccontano alcuni nodi cruciali delle lotte femministe, e che spesso vengono sviliti o sottovalutati. Forte delle vicende personali da cui si schiudono poi le sue considerazioni sul carico mentale delle donne, sulla manipolazione emotiva, sul lavoro emozionale, sulla cultura dello stupro, ma anche la dipendenza economica, la maternità, lo sguardo maschile come unica prospettiva normalizzata. Ci racconta tutto questo attraverso vignette chiare e semplici, colorate e deliziose, icastiche.
Vi rimando al sito del Maggio dei libri per scoprire le iniziative legate alla campagna di quest’anno e per dare un’occhiata anche alla ricca bibliografia consigliata sulla base dei tre filoni tematici di quest’anno.
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