Dieci passi per dieci spunti: l’epilogo del 2020

C’è davvero qualcosa da dire, giunti e giunte alla fine di questo 2020? C’è davvero qualcos’altro da aggiungere, da ribadire, rimarcare, urlare a gran voce?

È momento di bilanci, ma quest’anno ci troviamo tutti e tutte sulla stessa barca – più o meno.
Il 2019 si era chiuso, per me, come l’anno del tracollo emotivo e mentale: ma non sarei mai stata pronta ad affrontare una pandemia globale, che ha messo infatti in ginocchio buona parte dei miei propositi per l’anno e pure molti dei progressi fatti nei primi mesi di gennaio e febbraio. Il primo lockdown è stato un disastro, sotto ogni punto di vista – relazionale, universitario, psicofisico –, ma a volte si deve toccare più e più volte il fondo per darsi la spinta decisiva e finalmente risalire. Dopo un potente blocco del lettore (che in realtà ha fatto toccata e fuga per tutti i mesi dell’anno), c’è stato l’intermezzo estivo, la risalita, appunto. Mesi di chiusura e di taglio dei rapporti umani, e poi un ritorno improvviso alla normalità apparente: di fatto, da luglio, ci si dimentica per tre mesi del COVID-19. Non va bene, mi dicevo, ma ho avuto il tempo di riprendere in mano le ragioni delle mie giornate. Sono riuscita ad affrontare diversamente il secondo lockdown, forte di tutte le attività e i progetti da elaborare e, soprattutto, lo studio su cui concentrare ogni istante, dalla mattina alla sera. Ogni tanto lo svago, sempre fra le quattro mura domestiche, con le mie persone da proteggere dal virus. Il tempo si è dilatato ma si è anche accorciato, non sembrano più bastare 24 ore per, semplicemente, esistere e fare.

Questa premessa introduce la questione lettura, e dunque le letture di quest’anno: come ho anticipato, è stato un anno di blocco oscillante, molto più del solito, perché spesso il mio cervello rifiutava di dedicarsi a qualsiasi cosa – tant’è che ho saltato una sessione d’esami perché non riuscivo in alcun modo a studiare. In mio soccorso è arrivata la letteratura per ragazzi, in particolar modo la saga di Harry Potter, che con i suoi otto libri mi ha riportata alla dimensione della lettura di piacere. Continuo anche ora su questa scia, perché ho capito che, soprattutto adesso, ho bisogno diversi tipi di storie, non soltanto quelle della mia “zona confortevole”, ho bisogno di espandere letteralmente i miei orizzonti da lettrice per immaginare mondi e nutrirmi di storie nel modo più immediato e genuino. Ho avuto ed ho bisogno di posare per un po’ la matita, mia fedele compagna di letture, appunti ed approfondimenti, e di lasciarmi trascinare dalle vicende.

Per i dieci libri di cui vi lascio gli stralci a seguire però, per il terzo anno di fila, la matita l’ho impugnata e consumata.  Vi auguro un nuovo anno all’insegna della bellezza e della felicità: e speriamo non abbia in serbo per noi ulteriori sorprese.


«Quello che manca in queste strade sono i manifesti funebri, l’elenco delle anime assunte in cielo. La viscerale passione per la morte che si respira a Napoli, il culto della morte, la paura della morte. Qui a Milano è tutto troppo vivo per lasciare spazio ai pensieri tristi, è una città sempre accesa, un costante e obbligatorio sguardo al futuro, sempre avanti, sempre oltre, uno ieri che non esiste e un domani che è già arrivato. Non esiste il passato remoto, non esiste il passato, è tutto un indicativo presente: già adesso, sta già succedendo. E nessun moto a luogo, nessun ci vediamo a Mergellina, ma ci becchiamo in Duomo: stato in luogo, perché siamo già lì, siamo già pronti, il futuro è adesso. Però non tutto è diverso, qualcosa di familiare c’è: l’inaffidabilità dell’ultima decisione».
Francesco Spiedo, Stiamo abbastanza bene (Fandango Libri)

Ve ne ho parlato qui.

«Esiste davvero, poi, il dolore degli altri? O registriamo la sua esistenza solo quando per semplice casualità sfiora e amplifica il nostro?»
Nadia Terranova, Come una storia d’amore (Giulio Perrone Editore)

«Quando mi guardo indietro vedo che ho passato gran parte della vita offuscato da cose che mi spingevano ad accantonare la gentilezza. Cose come l’Ansia. La Paura. L’Insicurezza. L’Ambizione. La convinzione sbagliata che il successo mi avrebbe liberato da tutta quell’ansia, paura, insicurezza e ambizione. La convinzione che solo se fossi riuscito ad accumulare – successi, soldi, fama a sufficienza – le mie nevrosi sarebbero sparite. Di sicuro ho vissuto in questa nebbia almeno da quando mi sono diplomato. Negli anni mi dicevo: devo essere gentile, bene, prima però fammi finire il semestre, l’università, fammi finire questo libro; devo affermarmi in questo lavoro, comprare questa casa, tirare su i miei figli e poi, alla fine, quando ce l’avrò fatta, comincerò ad essere gentile. Solo che non ce la fai mai una volta per tutte. È un ciclo che può andare avanti… be’, per sempre.»
George Saunders, L’egoismo è inutile – Elogio della gentilezza (minimum fax)

«L’essere umano si lascia sottomettere completamente al diktat della positività: senza negatività, la vita si riduce a “morto essere”. Proprio la negatività è ciò che mantiene viva la vita: il dolore è costitutivo per l’esperienza. Una vita composta unicamente da emozioni positive ed esperienze ottimali non sarebbe umana. L’anima umana deve proprio alla negatività la sua tensione profonda.»
Byung-Chul Han, Psicopolitica (Edizioni Nottetempo)

Puoi approfondire qui.

«Orgoglio e senso di colpa nell’essere stata scelta per vivere, in un disegno indecifrabile. Forse più orgoglio della sopravvivenza che senso di colpa. Ma scelta per fare che cosa. A vent’anni, dopo essere discesa nell’inferno della bulimia e del sangue mensile prosciugato, è arrivata una risposta: per scrivere. […] Io non scrivo perché tu sei morta. Tu sei morta perché io possa scrivere, fa una grande differenza.»
Annie Ernaux, L’altra figlia (L’orma editore)

«Penso che una storia possa essere ricavata da ogni piccola combinazione di circostanze, allestita nel modo più vantaggioso e decorata usando un po’ d’immaginazione. Ho cominciato a scrivere storie sui miei figli perché i bambini, più di ogni altra cosa al mondo, possiedono una specie di magia: molto di ciò che fanno è stranamente logico, eppure incomprensibile agli adulti. […] Sto cercando di dire che, con la piccola aggiunta di un elemento di fantasia, irrealtà o immaginazione, ci si può divertire scrivendo di qualunque cosa.»
Shirley Jackson, Paranoia (Adelphi Edizioni)

Non c’era colpa nella tua demenza.
Lo squagliarsi delle parole in bocca,
il muco che saliva come una pena
erano solo l’inceppo della macchina
della mente. Tu non sapevi che qualcosa
avesse iniziato a incrinarsi lì dentro,
che l’amore a tenerti in piedi
non reggesse anche tutto il resto.

Allora indicavi il petto, chiamavi il mostro
per nome: eri certa che a sottrarti
le lettere fosse un grumo incastrato
tra le corde della voce. Se c’era
una cosa che avevi capito in tutti
i tuoi anni è che un grande dolore
non colpisce mai improvviso
ma mostra prima il volto. Batte piano
sul legno della porta di casa.
Giovanna Cristina Vivinetto, Dove non siamo stati (BUR)

Per saperne di più clicca qui.

«Ho cancellato l’unico senso di colpa che abbia mai provato a proposito di questo evento, che mi sia successo e non ne abbia fatto nulla. Come un dono ricevuto e sprecato. Perché al di là di tutte le ragioni sociali e psicologiche che posso trovare per quanto ho vissuto, ce n’è una di cui sono sicura più di tutte le altre: le cose mi sono accadute perché potessi renderne conto. E forse il vero scopo della mia vita è soltanto questo: che il mio corpo, le mie sensazioni e i miei pensieri diventino scrittura, qualcosa di intelligibile e di generale, la mia esistenza completamente dissolta nella testa e nella vita degli altri.»
Annie Ernaux, L’evento (L’orma editore)

Ti rimando alla mia recensione.

«Quindi alle labbra questo sapore dimenticato di frutti polposi.
Qui e in quest’ora la parola sarebbe solo lacerazione. Sogno.
Forse la mia vocazione è silenzio.»
Jean-Claude Izzo, Lontano da ogni riva (Edizioni Ensemble)

«Il femminismo per il 99% è un femminismo inquieto e anticapitalista, un femminismo che non si riterrà mai soddisfatto dell’equivalenza fino a quando non avremo uguaglianza, che non sarà mai soddisfatto dei diritti legali fino a quando non avremo giustizia, che non sarà mai soddisfatto della democrazia fino a quando la libertà del singolo non sarà calibrata sulla base della libertà per tutti e tutte.»
Cinzia Arruzza, Tithi Bhattacharya, Nancy Fraser, Femminismo per il 99% – Un manifesto (Editori Laterza)

Qui vi parlavo della necessità di sradicare la cultura dello stupro.

Buon 2021.


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